Scrittore e drammaturgo nigeriano di lingua
inglese. Nato in una famiglia cristiana appartenente al ceppo culturale yoruba,
S. studiò ad Abeokuta e ad Ibadan, specializzandosi poi in
Letteratura all'università inglese di Leeds. A Londra iniziò a
interessarsi alla drammaturgia e al teatro in genere, partecipando attivamente
all'allestimento di alcuni spettacoli messi in scena dal Royal Court Theatre.
Nel 1960 tornò in Nigeria per effettuare ricerche sul teatro yoruba:
nello stesso anno venne rappresentata a Lagos, in celebrazione
dell'indipendenza, la sua
Danza della foresta, nella quale ampio spazio
è dedicato alla mitologia yoruba. Fermatosi in Africa,
S.
iniziò a insegnare in università, a lavorare in teatro e a
organizzare programmi radiofonici. Unitosi al gruppo di artisti che facevano
capo alla rivista “Black Orpheus”, fu direttore della rivista
letteraria “Transition”. Durante la guerra civile successiva alla
secessione del Biafra,
S. si oppose fermamente a ogni intervento di tipo
militare e venne per questo imprigionato, trascorrendo oltre due anni (1967-69)
in isolamento. Dopo il 1970 intraprese una serie di viaggi, creando e dirigendo
compagnie teatrali, insegnando in università africane (Lagos, Ibadan,
Ife), inglesi (Cambridge) e americane (Yale). Nel 1986 fu insignito del premio
Nobel per la letteratura. Nel 1994 fu costretto all'esilio, protrattosi fino al
1998. La sua produzione, nella quale trovano posto poesia, prosa, saggistica
letteraria e drammaturgia, è permeata di spunti culturalmente legati alla
tradizione africana mescolati ad altri che si rifanno all'ambiente europeo.
Immagini proprie di un universo magico si mescolano a situazioni moderne nelle
quali diventano parte di un gioco ritualistico teso a svelare la costante
presenza del contrasto tra bene e male, tra passato e presente, tra mondo dei
vivi e mondo dei morti: il tutto presentato con un linguaggio che sa farsi di
volta in volta immaginifico, allusivo, freddo o tagliente. Tra le raccolte
poetiche ricordiamo:
Idanre e altre liriche (1967);
Liriche dal
carcere (1969);
Una navetta nella cripta (1971), contenente poesie
scritte in carcere;
Ogun Abibiman (1976), una sorta di tributo alle lotte
di liberazione africane. La produzione in prosa è composta da romanzi
(
Gli interpreti, 1965, un abile miscuglio di tecniche e tematiche che si
rifanno a Shakespeare e Joyce;
Stagione di anomia, 1973, avente come
personaggi dei moderni Orfeo ed Euridice africani), un diario dal carcere
(
L'uomo è morto, 1972, una sorta di appello contro l'apatia di chi
rinuncia ad esprimere le proprie opinioni), un'autobiografia romanzata
(
Aké. Gli anni dell'infanzia, 1981;
Isara. Un viaggio intorno
al padre, 1989;
Ibadan. The penkelmens years, 1994), alcuni testi di
critica letteraria (
Mito,
letteratura e il mondo africano, 1975;
Arte,
dialogo e oltraggio. Saggi di letteratura e cultura, 1988),
nonché la traduzione in inglese di un'opera redatta in lingua yoruba da
D.O. Fagunwa (
La foresta dei mille demoni, scritta originariamente nel
1968). La parte più ampia della sua opera, di tipo drammatico, comprende:
Gli abitanti della palude (1958);
Il leone e la perla (1959);
L'invenzione (1959), nel quale introdusse momenti mimici e di danza;
La prova di Fratel Geronimo, messa in scena nel 1960 così come la
già citata
Danza della foresta;
La razza forte (1963);
Il raccolto di Kongi e
Prima del black-out (1964);
La
strada (1965), ultima opera, caratterizzata da uno spiccato accento
grottesco, prima dell'esperienza del carcere;
Pazzi e specialisti (1970),
nel quale si affronta il problema della guerra fratricida;
Baccanti:
un rito di comunione (1973), una rivisitazione delle
Baccanti di
Euripide;
La morte e il cavaliere del re (1975);
Opera Woyosi
(1980);
Dramma di giganti (1984).
Presidente dell’International Parliament of Writers, un’associazione il cui progetto
più conosciuto è la creazione delle "città di rifugio" per gli scrittori e gli artisti
perseguitati di tutto il mondo,
S. nel 2005 pubblicò il saggio
Clima di paura
(n. Abeokuta, Nigeria 1934).